Chiamale se vuoi emozioni (senza censure)

Il Piccolo Festival della Paura si è concluso! Viva il Festival!

Se adesso ripenso a quello che si è agitato sopra e sotto la superficie (non a caso il tema era Sottinsù, e non poteva essere più profetico) per sabotare questo evento in cui abbiamo speso anima, sangue e corpo, un po’ mi stupisco di come abbia funzionato nonostante tutto e contro tutti. Quando il successo sbaraglia ogni pronostico e oblitera la memoria dei contestatori, dei gufi e degli iettatori, rimane davvero poco da aggiungere.
Eppure qualcosa resta: resta l’entusiasmo degli ospiti, resta l’energia assorbita con ogni poro della pelle, restano sulla lingua quegli umori che per il secondo anno consecutivo hanno distillato un grande sogno.

Adesso dirò una cosa scontata: il merito va a quanti ci hanno creduto. Un po’ meno abituale è ringraziare perché “non tutto il male viene per nuocere”. Qualcosa si è mosso, là fuori, la terra è stata rivoltata, e abbiamo visto quello che c’è sotto. Ad esempio abbiamo visto che:

  • il pensiero libero fa paura a molti;
  • l’arte che sfonda i confini del mero piacere estetico atterrisce;
  • la cattiva informazione e la sua manipolazione vengono oggi brandite come spade di giustizia;
  • la polemica è e sarà sempre l’arma dei poveri di spirito;
  • la censura è ancora viva e tenta di tirare ovunque bande nere.

E magari altre cose ancora, ma non è questo il tempo né il luogo.

Contro tutto ciò noi abbiamo schierato pensieri allineati di menti divergenti in un maelstrom incontenibile. Se comincio con i ringraziamenti non finisco più e poi mi commuovo, però ci provo ugualmente a citare quelli che dovrebbero essere citati.
Prima tra i pari, quella creatura umbratile ma in grado di riempire di luce tutto e tutti quelli che tocca che risponde al nome di Chiara Bordoni: donna dalla forza straordinaria in costante bilico sull’orlo di un precipizio, dal quale si eleva grazie alle forti ali dei suoi sogni, che poi materializza per salvare ognuno di noi dalla grettezza e dalla mediocrità.
Quindi il braccio destro (e pure il sinistro), il capitano che riconosce la rotta nel vento e il mastro d’ascia che trasforma ogni anno una casa abbandonata nella fascinosa e spettrale Villa Paurosa, per il piacere (da brivido) dei visitatori: Rossano Giorgetti.
Poi la tessitrice di trame, la svezzatrice di emozioni, la musa che ogni sera rompe gli schemi del palco con visioni che da esso strabordano: l’attrice e regista Elena Galassi.
E ancora il compositore del brivido, l’artista delle note che dà musica alla grande arena di Villa Paurosa e dona alla vecchia casa una voce di gemiti e scricchiolii vetusti: il maestro Kristian Sensini.
Impossibile dimenticare la fac-totum, la giovane promessa, la portatrice di volitivo entusiasmo, senza la quale solo metà del fascino del Festival sarebbe possibile: Valeria Sampaolo.
E in ultimo – ma niente affatto per importanza – l’esuberante mente che riversa immagini e parole, che dona il bello a ogni cosa e ciononostante è la perfetta esteta della paura: Sonia Pace.

Tutto ciò che ha ribollito a Porto Potenza Picena dalla sera del 17 alla notte del 20 agosto è merito loro, e ovviamente merito dei grandi ospiti che hanno accettato l’invito (e merito pure di notti senza sonno). E se penso alla straordinarietà della loro arte e della loro umanità quasi quasi credo che il mondo potrà salvarsi. I “big” di questa seconda edizione rispondono ai nomi di Lorenzo Bianchini, Paolo Gaudio, Eraldo Baldini, Angelo Marenzana, Gianfranco Nerozzi.

da sx Danilo Arona - Gianfranco Nerozzi - Angelo Marenzana - Edoardo Rosati

Dritti dritti dal passato del Festival – che si riduce poi allo scorso anno – sono riemersi con atterrita simpatia i padri putativi della manifestazione: sono saliti sul cassero e si sono messi con noi al timone, ci hanno donato la loro amicizia, il loro mai domo entusiasmo, la loro grande competenza, il loro tempo e la loro compagnia in giorni funestati da ogni difficoltà e che invece la loro forza ha fatto sembrare meno cupi. Conduttori di serate ad alto movimento di neuroni, per Danilo Arona ed Edoardo Rosati ci fa difetto ogni parola di ringraziamento. E spiace ancora di più l’assenza di Claudio Vergnani, un altro testimone dei vagiti del Piccolo Festival, che speriamo di riavere presto con noi.

L’ho detto dal palco durante la serata di chiusura, il 20 agosto, e lo ribadisco: il Festival della Paura tornerà nel 2017. E lo farà per quelli che non vogliono vivere nelle tenebre, per quelle migliaia di persone che ogni sera hanno colmato il giardino di Villa Paurosa e hanno fatto grande un Piccolo Festival. Pure a loro – soprattutto a loro – va tributato un ringraziamento: grazie per la vostra forza di vincere le paure e per la volontà di intrecciare i vostri sogni ai nostri.

Continuate a seguire il Festival anche attraverso la sua pagina Facebook, che trovate qui. Le iniziative non sono finite, e per il 27 agosto abbiamo programmato la visita in notturna al castello di Azzurrina: le prenotazioni sono aperte.

 

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